Lo scherzo a Emma Marrone non fa ridere

scherzo a emma marrone

Lo scherzo a Emma Marrone andato in onda ad Amici Sabato 22/04/17 su Canale 5 in prima serata non aveva nulla dello scherzo. In sostanza, un ballerino la molestava mentre lei cercava di cantare. Emma Marrone è una bravissima cantante, una persona intelligente, nota per il suo essere “tosta”. Ridotta, per esigenze di auditel, ad oggetto del desiderio sessuale in mondovisione. Per lazzo.

La tv minimizza lo scherzo a Emma Marrone

Per non farci mancare nulla poi qualche giorno dopo questo scherzo a Emma Marrone, il programma Striscia la Notizia le ha consegnato un tapiro d’oro. A lei. Consegnare un tapiro d’oro a lei mette un’altra volta ancora lei in ridicolo. Avrebbero potuto consegnarlo alla produzione, alla conduttrice, al ballerino complice, alla coach dell’altra squadra che si sbellicava dalle risate. A chiunque altro, ma non a lei. La consegna del tapiro d’oro è stata come dire: “Lo scherzo a Emma Marrone altro non è che uno scherzetto, ti sei sentita offesa? Va beh, ridiamoci su ancora un po’, così ti passa!”

Lo scherzo a Emma Marrone non mi fa ridere per niente. Per me Emma che viene palpeggiata è un momento degno del peggior “Scherzi a parte”. Che divertimento c’è? Non me lo spiego. Le donne che si sbellicano guardando stanno forse negando l’umiliazione di ogni strusciamento subito? Ricordo a Scherzi a parte Nina Moric appesa, mezza nuda, in un finto salumificio per un finto spot, marchiata come a fare da “prosciutto”. Ho in mente un finto cieco che palpeggiava passanti, in una qualche odiosa candid camera. Ripenso a cose che mi disturbavano quando ero una ragazzina e che mi disturbano ancora di più oggi che sono madre di due figlie femmine.

Non si può sminuire tutto. Non si può ridurre ogni cosa a “È solo uno scherzo, fatti una risata”.

Il disorientamento di chi è vittima

Guardando il filmato si vede Emma stessa che dice: “Io non voglio fare la bacchettona ma…”. E questo è davvero triste. Se quello che tu avverti è qualcosa di disturbante per te e ti senti una bacchettona nel dirlo c’è qualcosa che non va a prescindere. C’è un problema alla base col fatto che una persona, forse soprattutto una donna, non può ancora dire di no. Prima del no bisogna vagliare tutte le altre possibilità, anche quella che sia lei che sta esagerando, che fa la bacchettona.

Eh no, non si può tollerare questo scherzo a Emma Marrone in un programma di tale successo, con un pubblico di famiglie, fatto da ragazzini.

Le barzellette sulle molestie sessuali

Esistono barzellette che parlano di donne anziane o brutte o disabili violentate. La battuta della barzelletta è che ripasseranno nello stesso posto in cui sono state violentate perché “Finalmente si fa sesso”. Come se essere violentate potesse essere un piacere. Esiste un sacco di gente che ride di queste barzellette. La prima volta che ne ho sentita una di questo tipo avevo 16 anni, la raccontava un uomo che all’epoca ne aveva una sessantina. Ne avrò sentite altre mille nel tempo, da uomini di ogni età.

Qualcuno un giorno a una cena, con me e le mie figlie, di 5 e 1 anno all’epoca, ha detto, per ridere, in dialetto, qualcosa tipo: “Quando la tetta la spunta, la figa l’è prunta”. Grasse, grassissime risate. Come lo scherzo a Emma Marrone.

Il senso di colpa delle vittime

Tutti questi episodi mi disgustano, quanto lo scherzo a Emma Marrone e il successivo tapiro. Ma mi succede qualcosa dentro mentre scrivo, qualcosa che forse è la vera tragedia della nostra cultura. Io, come Emma, mi chiedo: ma non è che sono io che sono troppo bacchettona? Ma in fondo dai, un po’ di spirito, prendi le cose con leggerezza!

Quelle immagini mi feriscono profondamente eppure mi chiedo se sono io che sbaglio.

Cerco di fare una riflessione. Esiste una persona che non sia stata in qualche modo molestata nella sua infanzia o adolescenza? Io ricordo quando mi è successo sui mezzi pubblici a Milano. Ricordo che sono rimasta paralizzata dalla paura. Ma non era solo paura, era vergogna, come se io stessi sbagliando qualcosa.

Sono certa che le persone che hanno subito qualcosa di simile e mi possono capire sono moltissime, donne e uomini indistintamente. Le statistiche di un paio di anni fa dicevano che il 25% delle bambine tra i 6 e i 10 anni subisce o ha subito molestie sessuali. Vuol dire 1 su 4. Vuol dire che in una classe in cui ci sono 12 bambine 3 stanno subendo o hanno subito molestie. E noi ancora stiamo qui a ridere dello scherzo a Emma Marrone.

Neghiamo i vissuti dolorosi per controllarli

L’unica spiegazione che mi do è che coloro che ridono dello scherzo a Emma Marrone neghino i propri vissuti. Che conoscano bene l’impotenza, la vergogna, per qualcuno anche il trauma e magari il male fisico. Ma che questo sia così doloroso da doverlo negare. Bisogna fingere che non sia accaduto o che non sia così grave, per trasformarlo in qualcosa di controllabile. Non fa poi così male, o magari sì ma lo posso tenere sotto controllo. Posso esorcizzarlo, facendoci sopra una risata. Posso illudermi di non provare più quelle sensazioni se ci rido sopra.

O forse nello scherzo a Emma Marrone vedono in Emma lo stesso loro smarrimento, la stessa loro vergogna e la loro stessa sofferenza; dunque non sanno come gestirle e ci ridono sopra, adeguandosi al pensiero dei più. Per paura di sentirsi dire che sono bacchettoni e che quindi per l’ennesima volta il loro vissuto sarà delegittimato.

Ridere dello scherzo a Emma Marrone: l’educazione e l’esempio

E per gli altri beh, bisogna anche avere un minimo di capacità empatica per non ridere di certe cose. Bisogna essere almeno un po’ capaci di riconoscere i segnali di sofferenza di una persona e dargli peso, per avere dei moti di protezione invece che di derisione. Ma questo è qualcosa che si impara da piccoli, che i genitori devono insegnare fin dal primo giorno di vita. Si insegna con le parole, con le scelte educative e soprattutto con l’esempio.

La maggior parte delle persone che conosco che ridono dello scherzo a Emma Marrone o simili sono persone che stimo e ritengo pensanti e sensibili. Ecco a queste persone pensanti, uomini o donne, vorrei chiedere di non ridere più. Vorrei chiedere loro di farci sopra un ragionamento e poi di sottolineare sempre, anche se è socialmente scomodo, quanto la vittima sia vittimizzata. Io sono una donna e ho due bambine e sono terrorizzata all’idea che tra qualche anno forse non sapranno chiedere aiuto perché si sentiranno di doversi vergognare, se mai dovesse capitar loro qualcosa del genere.

Visto che il mondo è così come noi lo abbiamo fatto, possiamo anche cercare di cambiare qualcosa.

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