Piccolo giallo e piccolo blu: le reazioni dei genitori ai cambiamenti dei figli

le reazioni dei genitori ai cambiamenti dei figli

Cambiamenti dei figli: la storia di Leo Lionni

Piccolo blu e piccolo giallo è un libro per bambini scritto da Leo Lionni nel 1999. È una piccola storia che io amo molto, che parla di incontri, di differenze, di accettazione delle separazioni, di difficoltà a comprendere i cambiamenti dei figli.

Piccolo blu vive con mamma blu e papà blu, piccolo giallo vive con mamma giallo e papà giallo. Sono molto amici, giocano insieme tutti i giorni. Si nascondono, si rincorrono. Un giorno si abbracciano. Abbracciandosi però diventano verdi e quando tornano a casa i genitori non li riconoscono: “Tu non sei il mio piccolo blu”, dicono mamma e papà blu. “Tu non sei il mio piccolo giallo”, dicono mamma e papà giallo.

Allora i piccoli, che ora sono un unico piccolo verde, piangono tutte le loro lacrime e piangono così tanto che nuovamente si dividono, vanno da mamma e papà blu che abbracciano felici quello che ora riconoscono come il loro piccolo blu, ma poi abbracciano anche piccolo giallo e anche un pezzettino di loro diventa verde, così capiscono cos’è successo e vanno a raccontarlo ai genitori di piccolo giallo.

Cambiamenti dei figli: le aspettative di mamme e papà

Dal momento in cui il piccolo essere umano viene al mondo, si affida a qualcuno (diciamo una madre per comodità) per sopravvivere e per conoscere il mondo dentro e fuori di sé. Comunque sia, l’altro, la madre, farà delle cose con questo suo bambino, dirà delle cose, nominerà alcuni aspetti della realtà e così via. Nominerà anche lui, gli dirà cose tipo “Sei il mio principe”; “Non fare il cattivo”; “Ma tu guarda che dispetto mi hai fatto vomitandomi addosso la pappa solo perché non ti piacciono le carote”; “Il mio bambino è un angelo, è così buono che è come non averlo” e cose di questo genere.

Ogni madre è portatrice di una storia, con i suoi nodi e i suoi rifiuti che determineranno il suo modo di stare con quel bambino. Dunque avrà delle aspettative su questo suo bambino, lo influenzerà. Gli passerà, in modo esplicito o implicito, una visione del mondo, di come funziona, di cosa è giusto e cosa è sbagliato e così via.

In un certo senso ogni genitore blu dice continuamente al proprio figlio “Sii blu” e ogni genitore giallo dice continuamente al proprio figlio “Sii giallo”. Dice “fai il bravo”, dice “Studierai medicina”, dice “Sei un birbante”, dice “Sei proprio testardo”. Il fatto è che sta dicendo “Sii come io mi aspetto che tu sia, sii come io ho bisogno di vederti”: blu, giallo, medico, non testardo, non verde.

Ma noi continuamente andiamo nel mondo e continuamente il mondo ci modifica. A volte di più, a volte di meno.  Molto dipende dal grado di modificazione che i nostri genitori sono disposti a tollerare. Quanti cambiamenti dei figli un genitore può accettare? Quanto può tollerare che un figlio torni “diverso” grazie alle esperienze che fa esplorando l’ambiente?

La capacità di accettare i cambiamenti dei figli

Nella storia di piccolo blu e piccolo giallo accade qualcosa di molto importante. Di fronte ai cambiamenti dei figli questi genitori hanno un momento iniziale di disorientamento; hanno bisogno di capire, hanno bisogno di riconoscere ancora una quota di identità. Ma poi possono accettare la contaminazione dell’alterità.

Questa, potremmo dire, è la chiave della salute mentale. Questi genitori hanno bisogno di passare dal fatto di venire anche loro contaminati. Hanno bisogno di entrare in contatto con ciò che è diverso da loro (il giallo) e di riconoscerlo come diverso ma non pericoloso, incorporabile. Rimangono disorientati quando a cambiare è il loro figlio, ma non si spaventano quando un pezzettino di loro diventa verde. Questa possibilità dei genitori è un fattore molto importante per la crescita di un bambino. Io ho bisogno del mio tempo e ho bisogno di capire, ma poi posso accettare i cambiamenti dei figli, sono aperto a te, posso tornare sui miei passi.

Cambiamenti dei figli: non c’è innovazione se non sulla base della tradizione

Il lavoro dei genitori è anche, inevitabilmente, quello di inserire i figli dentro una storia in parte già scritta.

Le aspettative che un genitore ha su un figlio sono in parte delle gabbie: lo costringeranno a stare dentro certi canoni, una certa cultura, un certo modo di fare e di essere. In ogni famiglia, per esempio, ci sono dei codici chiari (anche se non consapevoli) che definiscono quali emozioni sono lecite e quali no. Tutto questo è come una lingua madre.

La lingua che parlo mi permette di comunicare con gli altri, crea un certo tipo di organizzazione cerebrale: per esempio la mente di un cinese è diversa dalla mente di un europeo; si associa ad una certa religione prevalente, ad un territorio, ai suoi abitanti e ai suoi edifici.

Mamma e papà blu sono la lingua madre di piccolo blu. Quando lui torna tutto verde loro non capiscono più: è come se improvvisamente io cominciassi a parlare solo francese. Ci vorrebbe un po’, per i miei genitori, per sentire le somiglianze tra la due lingue, oltre alle differenze. Ci vuole un po’ per capire che dentro al verde c’è il blu, per capire che piccolo blu e piccolo giallo, col loro essere amici e il loro fare esperienze insieme si sono un po’ modificati a vicenda. Ma che sono quello che sono comunque anche grazie al loro colore originario.

L’incapacità di accettare i cambiamenti dei figli

I genitori della storia di Piccolo blu e piccolo giallo sono in grado di accorgersi e felicitarsi delle modificazioni che l’altro provoca, nonostante un primo momento di disorientamento e rifiuto.

Ma in alcune famiglie purtroppo dal rifiuto non si torna indietro. In alcune famiglie farsi verde significa tradire i dettami di mamma e papà ed essere espulsi senza appello. Non significa affatto che i tuoi genitori hanno bisogno dei loro tempi e della loro esperienza per capire.

Questo produce molto dolore e dei grossissimi sensi di colpa. Piccolo blu e piccolo giallo davanti al rifiuto dei genitori piangono talmente tanto che si dividono, rinunciando a se stessi.

Cambiamenti dei figli: i bambini hanno bisogno di far felici mamma e papà

Un messaggio del tipo: “Se non sei come io mi aspetto non ti voglio” è molto potente e anche se talvolta viene alla luce solo in adolescenza in realtà è già presente, in modi sottili, fin dalle prime fasi della vita, quando i figli nascono. Il problema è che noi cuccioli di umani abbiamo bisogno di un adulto che ci curi, altrimenti moriamo. In gioco c’è la sopravvivenza, quindi facciamo di tutto per tenere vicino a noi le nostre figure di accudimento. Ce lo spiega bene la teoria dell’attaccamento di Bowlby. Anche quando queste persone ci accudiscono male.

Il piccolo umano non può dirsi: “È lui che non sta bene, mi trascura, mi picchia o mi rifiuta perché ha dei problemi”. Il piccolo umano non lo può dire sia perché non ha le strutture cognitive per dirselo, sia perché ha bisogno di quella persona, non la può mettere in discussione: i bambini danno la colpa a se stessi perché questo dà loro l’illusione di poter riparare, di poter aggiustare il problema.

Cambiamenti dei figli: la trappola del senso di colpa

Se io sono il tuo bambino e tu mi rifiuti per questioni tue io sono impotente e quindi rischio la vita. Se invece mi rifiuti per colpa mia io posso cambiare, posso fare qualcosa, posso riparare, posso essere “come tu mi vuoi” e far sì che non mi rifiuti o non mi picchi più.

Insomma, la breve storia di Lionni, racconta di quanto sia naturale per un bambino esplorare il mondo, crescere e modificarsi e di quanto grande sia il potere che un genitore può esercitare con un semplice rifiuto, per riportarlo dentro i ranghi della sua volontà. Ci dice in poche parole quanto pesano le reazioni dei genitori nella crescita serena di un figlio.

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