Coraline e la porta Magica: l’altra faccia della Mamma perfetta

Mamma perfetta

Coraline e la porta magica” è un film d‘animazione del 2009 ma è anche una brillante descrizione dell’ambivalenza della mamma perfetta.

Coraline è una bambina di 11 anni che si trasferisce in una casa nuova con i suoi genitori, troppo presi dal lavoro per darle retta. La bambina si annoia, non ha nulla da fare in questo posto isolato e comincia a esplorare la sua nuova, grande e vecchia casa. Scopre così una porticina e varcandola entra in mondo parallelo; è simile al suo in tutto e per tutto, ma più bello, più ordinato, più colorato, più “felice”.

Lì c’è la sua altra casa, più calda e accogliente, con l’altra madre e l’altro padre: altri genitori uguali ai suoi ma belli, curati, affettuosi, disponibili, attenti e amorevoli. È, sembra, il migliore dei mondi possibili, coi migliori genitori possibili.

L’altra faccia della mamma perfetta, messa in scena dal film

Tutti noi vorremmo essere super genitori. Sempre presenti, curati, accoglienti, in grado di ascoltare e preparare manicaretti col costante sorriso sulle labbra per il bene (presunto) dei nostri figli. Nessuno di noi, per fortuna, ci riesce. Winnicott parlava di mamma sufficientemente buona per una ragione. “Coraline e la porta magica” mette in scena l’altra faccia della mamma perfetta.

Nell’altro mondo tutto gira intorno a Coraline e tutti i suoi desideri sembrano avverarsi: l’altra madre le ha creato il più bel giardino che si sia mai visto, un giardino in cui addirittura i fiori e le piante disegnano la faccia della bambina. «Viviamo nel migliore dei mondi possibili […] Tua madre […] ti conosce come il palmo della sua mano», le dice a un certo punto l’altro padre, che poi scopriremo essere solo una marionetta manovrata dall’altra madre.

Il suo amico Wiborn, che nel mondo reale parla troppo, nell’altro mondo ha la bocca cucita. Avrebbe potuto essere un altro trasformativo da incontrare e invece è un pupazzo ammutolito.

L’altra faccia della mamma perfetta si intravede, ma è difficile smascherarla. La mamma perfetta in fondo è mossa dal desiderio di rispondere a tutti i bisogni del suo bambino, come ogni buon genitore. Ma nell’altro mondo hanno tutti dei bottoni cuciti al posto degli occhi. La condizione per potervi rimanere, come vuole a tutti i costi l’altra madre, è che anche Coraline si faccia cucire i bottoni sugli occhi.

La ricerca sull’infanzia e l’attaccamento mamma-bambino

La ricerca sull’infanzia ha evidenziato degli aspetti interessanti. L’attaccamento, cioè la misura della sicurezza che un bambino sente dentro di sé grazie alla relazione con la figura di accudimento preferita, di solito la mamma, si misura intorno ai 12 mesi. Questo significa che l’attaccamento si sviluppa e si struttura prima dell’anno, in un’epoca davvero precoce. Grazie ad alcuni studi di Beatrice Beebe e collaboratori ora possiamo prevederlo già a 4 mesi.

È intuitivo che se una mamma non è attenta ai bisogni del figlio né sintonizzata sulle sue espressioni emotive egli facilmente svilupperà un attaccamento insicuro.

Ma è controintuitivo è che anche un alto livello di sintonizzazione e attenzione delle madri porta alla strutturazione di un attaccamento insicuro nei figli.

I bambini con attaccamento sicuro sono quelli le cui madri sono mediamente presenti e mediamente sintonizzate sui bisogni e sulle espressioni emotive dei loro figli.

I genitori di Coraline sono troppo distratti e assenti, così la bambina non può far altro che esplorare, fino a mettersi in pericolo. Incontra allora l’altra madre, apparentemente perfetta. Ma ben presto dovrà fare i conti con l’altra faccia della mamma perfetta.

L’altra faccia della mamma perfetta: i bisogni alla base dei suoi comportamenti

La mamma perfetta è quella che risponde ad ogni bisogno del suo bambino anche prima che lui sia riuscito ad esprimerlo. Al prezzo, però, della sua identità di persona separata. L’altra faccia della mamma perfetta consiste nel fatto che rispondere perfettamente e prevenire i desideri dei figli elimina il loro spazio di mancanza da riempire. È quello lo spazio per sentire il desiderio di qualcosa e far partire il proprio motore, il proprio modo di essere, di stare nel mondo.

La mamma perfetta mette in atto un controllo serrato su ogni mossa dei figli. L’altra madre di Coraline spia le sue vittime attraverso una bambola. Una bambola in teoria è un oggetto rassicurante, ma in “Coraline” assume il significato opposto, proprio come questo tipo di cure materne.

«Puoi rimanere qui per sempre, rimane solo da fare una piccola cosa» [Cioè cucirsi i bottoni sugli occhi] dice l’altra madre a Coraline «Mai!» risponde la bambina. «Oh ma devi dirci di sì. Deve essere una tua decisione, noi vogliamo solo il tuo bene.» […] «Vado a letto.» «Ok noi siamo tranquilli, presto vedrai le cose come noi».

Se essere come tu mi vuoi è una mia decisione io rimango senza più voce, né desiderio.

Le cure e le premure che la mamma perfetta dedica ai suoi figli spesso nascono da un profondo bisogno della mamma stessa. Non c’è nulla di male a curare i propri figli, chiariamolo subito. Anzi, per fortuna questo accade. Il film è solo una metafora e racconta questo mostro ragno mangiabambini come mosso da intenzioni coscienti. Io credo che ogni madre sia mossa dal profondo amore che prova per i suoi figli e faccia il meglio che può, con autentico amore. Ma ciascuno di noi è portatore di una sua storia, coi suoi nodi e i suoi dolori.

Ogni genitore è stato figlio

Per esempio come genitori dobbiamo chiederci a cosa rispondiamo quando ci affrettiamo a far finire un pianto. Stiamo rispondendo a ciò che ci è stato comunicato con quel pianto? O stiamo rispondendo al nostro bisogno di non sentire quelle “parole”, di non sentire il dolore che quel pianto ci attiva? Talvolta ci rimbomba nelle orecchie il nostro pianto interno di bambini, il nostro dolore inascoltato. Così la mia cura, apparentemente rivolta a te, in realtà si occupa di me. Rispondo ai miei bisogni, che probabilmente risalgono alla mia infanzia e hanno a che fare col bisogni di amore, di considerazione, di accettazione. Voglio ricreare quel tutt’uno in cui non mi manca nulla, in cui vivi, coi bottoni sugli occhi, nel migliore dei mondi possibili.

Ho allora bisogno di sentire che tu bimbo non sei me, che tu non hai i miei genitori, che la tua storia è diversa dalla mia. Che tu non ti sentirai solo come mi sono sentita io proprio grazie a me, che sono la tua mamma. Perché io lo possa sentire devo riattraversare la mia storia e liberarmi di quella paura di danneggiarti se non rispondo a ogni tuo vagito.

L’altra madre di Coraline è una ragnatela mortifera che si nutre dell’amore che i suoi “figli” provano per lei, prima accecandoli e poi uccidendoli. Se rimanesse senza, morirebbe di dolore.

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